La difficoltà (e il valore) delle scelte: da Peter Pan all’età adulta

Nella vita di un essere umano, giungere a un’esistenza piena e soddisfacente implica la capacità di scegliere e di canalizzare le proprie energie in direzioni ben precise. Questo processo non è soltanto una tappa cruciale nel divenire adulti, ma è anche uno degli aspetti più delicati e complessi della crescita personale.

Crescere ed evolversi, al di là della cornice legata alla psicologia dello sviluppo e dell’adolescenza ma considerando l’intero arco di vita, significa prendere decisioni consapevoli che modellano la nostra identità e la nostra esistenza. Ogni scelta richiede di rinunciare a infinite possibilità per concentrare energie su un obiettivo specifico. Questo “sacrificio”, a prima vista difficile, rappresenta però il fondamento stesso del processo di maturazione – vale la pena di ricordare che la parola sacrificio significa rendere sacro: sacrificare, dunque, alcune delle strade che non intraprenderemo significa rendere sacra la scelta che stiamo onorando e alla quale ci stiamo dedicando.

È attraverso la scelta che iniziamo a dare forma a ciò che vogliamo essere e al tipo di vita che desideriamo costruire. In effetti scegliamo a partire da ciò che sentiamo importante per noi a livello dell’essere e poi cerchiamo di tradurre concretamente, con azioni coerenti. L’essere e il fare sono in una relazione di reciproca influenza, per cui l’essere orienta il fare e il fare dà informazioni su chi siamo, consentendo uno sviluppo virtuoso delle nostre competenze.

La capacità di scegliere richiede coraggio, poiché significa accettare l’incertezza e il rischio della caduta. Ma è tipico, ovviamente, delle strutture complesse psichicamente, come lo è un adulto che porta con sé le memorie di alcune ferite, concepire l’errore come un fallimento che, in quest’ottica, porta all’evitamento e all’inazione.

 E’ proprio grazie al fare, al mettersi in gioco e al commettere errori, che impariamo, cresciamo e ci evolviamo. Questo processo di selezione è quello che differenzia l’adulto dal bambino, poiché il bambino vive in un mondo in cui tutto è ancora potenzialmente possibile, senza confini né limiti definiti.

Scegliere e agire comporta spesso l’uscita dalla nostra zona di comfort, un territorio che può sembrare rassicurante ma che, a lungo andare, diventa una prigione invisibile. La resistenza al cambiamento è spesso radicata nelle nostre paure più profonde e nelle “ombre” personali, quelle parti di noi che fatichiamo a riconoscere e integrare. La prospettiva di affrontare l’ignoto e di abbandonare la sicurezza di ciò che conosciamo può generare un’ansia paralizzante. Il cambiamento porta con sé la possibilità di fallimento e di vulnerabilità, elementi che mettono a dura prova la nostra psiche. Dovremmo, forse, più spesso ricordarci che l’ignoranza così come l’incapacità sono le condizioni di partenza di ogni apprendimento e non un tratto che ci distingue come esseri difettati. Ed essere capaci può essere pensato non solo e non tanto come un pool di competenze ma, anzitutto, come l’attitudine e la predisposizione ad accogliere per imparare – ce lo ricorda, in tutta la sua concretezza, ciò che definiamo come capacità di un contenitore, cioè la sua disponibilità ad accogliere.

Continuare a sfuggire al cambiamento e alla scelta a cui ci sentiamo destinati ha un costo psicofisico notevole. Evitare di prendere decisioni significative per paura di sbagliare o per timore di affrontare il disagio del nuovo genera sofferenza sottotraccia. Questa sofferenza si manifesta spesso in forme sottili ma pervasivamente stressanti, influenzando il nostro benessere mentale ed emotivo. A lungo andare, ignorare le scelte che ci chiamano può tradursi in una sensazione di stagnazione, di vuoto, che impatta profondamente sul nostro equilibrio interiore.

Non agire, non scegliere, può sembrare una via facile, ma porta con sé un carico di frustrazione e insoddisfazione che si insinua nel nostro corpo e nella nostra mente, interferendo con la nostra capacità di vivere in modo autentico e appagante.

Peter Pan: il mito dell’infanzia eterna

Il personaggio di Peter Pan incarna perfettamente l’archetipo di chi evita lo scenario della scelta. Peter, il “bambino che non vuole mai diventare adulto”, rappresenta l’idea di voler mantenere aperte tutte le possibilità, senza fare una scelta definita. Il suo desiderio di esplorare ogni strada senza impegnarsi veramente in nessuna è attraente, ma profondamente limitante. Non scegliere nulla, nella speranza di conservare tutte le opzioni aperte, significa in realtà non realizzare nulla di concreto. In questo sta la dimensione del sacrificio e dell’accettare l’impotenza che però non è mai impotenza assoluta ma solo potere di fare alcune cose e non tutte. In questo senso la lettura si rifà a premesse legate alla visione dello sviluppo nella psicoanalisi, laddove per poter affermare la propria identità, per poter crescere e lasciare, per così dire, un segno nella propria esistenza, bisogna accettare gli effetti della castrazione simbolica cioè, più semplicemente, accettare la nostra imperfezione per creare cose imperfette ma vive.

Senza scelta, non c’è evoluzione. Il rimanere bloccati in un potenziale infinito può sembrare affascinante, ma porta con sé una paralisi dell’azione che impedisce qualsiasi reale progresso,  qualsiasi narrazione e storytelling possibile – come raccontano molte delle strutture narrative nelle quali siamo immersi, dove l’eroe è tale perché accetta la sfida che proviene dal futuro, che gli impone di uscire dalla sua zona di comfort e affrontare le proprie ombre integrandole.

Il passaggio all’età adulta può essere visto come l’arte di praticare scelte. Ogni scelta comporta delle responsabilità e delle conseguenze ma è la sola strada che porta a realizzare i propri talenti. Canalizzare le proprie energie in un progetto o in una relazione richiede l’accettazione di un impegno, che comporta la necessità di rinunciare ad altre possibilità: questo stesso limite cioè questo stesso perimetro che ci imponiamo per ritagliare dallo sfondo delle infinite possibilità una opzione particolare alla quale dedicarci è anche ciò su cui si poggia la nostra libertà.

Attraverso l’azione, si sviluppano competenze, si costruiscono relazioni significative e si scopre il proprio valore. Questo processo è centrale nella crescita umana, poiché ogni passo avanti, ogni risultato raggiunto, per quanto piccolo, contribuisce a rafforzare la nostra autostima e il nostro senso di scopo.

Certamente a partire dalla storia di ciascuno sono presenti legittime resistenze, paure, ferite, convinzioni e credenze che ci immobilizzano. Questa non è certamente una colpa. La questione importante, se si avverte questo senso di vacuità e stallo, è potersi consentire di intraprendere percorsi e di mettere in campo strumenti che possano sostenerci in questo difficile cammino, come può esserlo un percorso di psicoterapia.  

AlessandroCiardi
Psicologo, Psicoterapeuta Milano

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