“Chi ti capisce è bravo!”. Ruolo genitoriale e complessità psicologiche dell’adolescenza

La diffusione massiva dei social media ha modificato non solo le modalità di interazione e comunicazione, ma anche il modo in cui l’adolescente percepisce se stesso. L’identità, che in questa fase evolutiva è per natura fluida e in via di definizione, si trova a essere costantemente confrontata con ideali spesso irraggiungibili di successo, bellezza e felicità, che emergono dalle piattaforme social. In questo contesto, il sé viene frammentato in una serie di “sé digitali”, che rispondono più alle aspettative esterne che a un’autentica ricerca ed espressione interiore.

La continua ricerca di validazione attraverso “like”, commenti e condivisioni crea un senso di vulnerabilità psicologica, in cui l’autostima è profondamente legata alla percezione che gli altri hanno di noi. Questo meccanismo esternalizza la costruzione del sé, rendendola estremamente fragile. L’adolescente, che si trova già a dover navigare tra le proprie incertezze identitarie, sperimenta una crescente difficoltà nel consolidare una percezione stabile e coerente di sé. I social media, sebbene offrano uno spazio per l’espressione personale, possono accentuare sentimenti di inadeguatezza, ansia sociale e isolamento, quando l’adolescente si sente costantemente giudicato e comparato agli altri.

Un altro aspetto chiave è la velocità con cui le informazioni e le relazioni si consumano online. Questa dinamica di “iper-connessione” non lascia spazio alla riflessione profonda e al consolidamento di esperienze emotive. Il risultato è una superficialità emotiva, in cui l’adolescente si trova spesso a reagire impulsivamente, senza la capacità di metabolizzare le proprie emozioni. Il rischio è di creare una distanza tra il mondo interiore e quello esterno, in cui l’individuo non riesce più a connettersi autenticamente con i propri bisogni emotivi.

Il ruolo e l’influenza dell’attuale cultura libertaria nella disregolazione emotiva

L’attuale cultura iperlibertaria, che promuove spesso un ideale di libertà senza limiti e di autorealizzazione personale a tutti i costi, ha un impatto profondo sulla salute emotiva degli adolescenti. Questo tipo di cultura, che esalta l’individuo e la sua capacità di autodeterminarsi, ha certamente portato benefici in termini di autonomia e diritti personali, ma presenta anche delle insidie, soprattutto per le menti in via di sviluppo degli adolescenti.

L’assenza di limiti chiari, tanto etici quanto sociali, può generare una forma di “disorientamento valoriale”, in cui tutto sembra lecito e possibile, ma nulla appare significativo. La libertà di scegliere chi essere, cosa fare e come vivere, in assenza di parametri stabili e condivisi, può trasformarsi in un fardello insostenibile. Gli adolescenti sono costantemente esposti a una pluralità di modelli e possibilità di vita, ma questa iper-opzione può paralizzare più che liberare. L’idea che la vita sia una pagina bianca da scrivere a piacimento ignora la necessità psicologica di una struttura entro la quale sviluppare il proprio senso di sé.

La cultura iperlibertaria, inoltre, tende a svalutare il ruolo del limite come elemento di contenimento psicologico. Tuttavia, i confini – siano essi emotivi, sociali o etici – sono fondamentali per la costruzione di un’identità sana e per la regolazione emotiva. L’adolescente, proprio per la fase di sviluppo in cui si trova, ha bisogno di sperimentare e di esplorare, ma allo stesso tempo necessita di limiti e di contenimento. Senza di essi, l’esperienza di libertà può diventare una fonte di ansia, poiché l’individuo si trova a navigare in un oceano di possibilità senza una bussola. Il rischio è che questa mancanza di direzione si traduca in una disregolazione emotiva, con difficoltà a contenere le emozioni e a orientare i propri comportamenti in modo coerente.

Il sistema nervoso in adolescenza e il ruolo dei genitori nella regolazione emotiva

Durante l’adolescenza, il cervello è soggetto a significative trasformazioni neurobiologiche, che influenzano direttamente il comportamento e la capacità di regolazione emotiva. La corteccia prefrontale, che è responsabile del controllo degli impulsi, della pianificazione e della riflessione sulle conseguenze delle proprie azioni, è ancora in fase di sviluppo. Questo rende gli adolescenti più inclini a comportamenti impulsivi e a prendere decisioni basate su emozioni intense piuttosto che su una valutazione razionale dei fatti. Al contrario, il sistema limbico, che è associato alle emozioni e alle ricompense immediate, è già molto attivo. Questo squilibrio tra un sistema limbico maturo e una corteccia prefrontale ancora in crescita crea una situazione in cui l’adolescente è particolarmente vulnerabile agli stimoli emotivi e ambientali.

In questo contesto, i genitori hanno un ruolo cruciale nella co-regolazione delle emozioni del figlio. La teoria dell’attaccamento sottolinea come la presenza di figure di riferimento sicure e responsive possa contribuire allo sviluppo di capacità di autoregolazione emotiva. I genitori possono fungere da regolatori esterni, offrendo contenimento e supporto emotivo nei momenti di crisi, e insegnando ai figli, attraverso l’esempio, come affrontare e gestire le emozioni intense. Creare un ambiente familiare prevedibile e sicuro permette all’adolescente di sviluppare una maggiore fiducia nelle proprie capacità di gestione emotiva.

Un aspetto essenziale per il benessere psicologico dell’adolescente è il mantenimento di una routine stabile, con momenti di connessione affettiva ma anche di autonomia. Gli adolescenti hanno bisogno di esplorare il mondo e di prendere rischi, ma devono poter contare su un “porto sicuro” in cui tornare. Il genitore, in questo senso, deve bilanciare la necessità di concedere libertà con l’importanza di fornire struttura e limiti.

L’importanza di un genitore consapevole e soddisfatto di sé

La consapevolezza di sé, da parte dei genitori, è un elemento fondamentale per favorire una relazione sana e funzionale con i figli. Un genitore che ha sufficientemente compreso e integrato la propria storia emotiva, provando a elaborare i propri traumi e che è in grado di riconoscere le proprie emozioni, sarà in grado di rispondere alle sfide della genitorialità con maggiore empatia e lucidità. Questa capacità di “pensare le proprie emozioni” consente al genitore di non reagire impulsivamente alle provocazioni o alle difficoltà, ma di offrire una risposta emotiva equilibrata e contenitiva. Per esempio, un genitore che ha sviluppato una buona consapevolezza dei propri meccanismi di difesa e delle proprie vulnerabilità, saprà riconoscere quando una reazione è sproporzionata al comportamento del figlio e correggerla di conseguenza.

Essere soddisfatti della propria vita personale è un altro elemento essenziale per un buon funzionamento genitoriale. Un genitore frustrato, che non ha investito in interessi personali o che vive una vita insoddisfacente, può inconsapevolmente proiettare le proprie frustrazioni sui figli, alimentando tensioni e conflitti. Al contrario, un genitore che ha una vita appagante, che cura il proprio benessere emotivo e che si dedica a relazioni sociali e interessi personali, offre al figlio un modello di equilibrio e realizzazione personale.

In definitiva, il benessere genitoriale non è solo un valore individuale, ma una risorsa fondamentale per la crescita equilibrata degli adolescenti. Il genitore consapevole e soddisfatto rappresenta una figura solida su cui il figlio può fare affidamento per affrontare le sfide emotive e psicologiche dell’adolescenza.

AlessandroCiardi
Psicologo, Psicoterapeuta Milano

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