L’ansia, un disturbo mentale pervasivo, incide significativamente sulla salute mentale e il benessere individuale. Secondo le stime attuali, oltre 260 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da disturbi d’ansia, rendendoli tra le condizioni più comuni in ambito psicologico – faccio qui riferimento sia ai vari quadri ansiosi sia a profili di funzionamento dove i disturbi di ansia compaiono in comorbilità con altri disturbi, cioè sovrapponendosi ad altre forme di malessere, come nei quadri depressivi o nel disturbo post-traumatico da stress.
All’interno della classificazione del DSM-5, i disturbi d’ansia comprendono il Disturbo d’Ansia Generalizzato (DAG), il Disturbo di Panico, il Disturbo d’Ansia Sociale e le Fobie Specifiche. Questi disturbi si manifestano con una vasta gamma di sintomi, tra cui preoccupazione eccessiva, ipervigilanza, attacchi di panico, evitamento di situazioni temute e reazioni fisiologiche come palpitazioni, sudorazione e iperventilazione.
Dal punto di vista neurofisiologico, i disturbi d’ansia coinvolgono un’ipersensibilità del sistema nervoso simpatico, con un’attivazione eccessiva della risposta di attacco o fuga. Questo si traduce in una serie di cambiamenti a livello cerebrale, tra cui un’iperattivazione dell’amigdala, coinvolta nella valutazione delle minacce, e dell’ipotalamo, responsabile della regolazione del sistema nervoso autonomo. Questa iperattivazione può portare a un aumento della produzione di neurotrasmettitori come l’adrenalina e il cortisolo, che contribuiscono alla sintomatologia ansiosa.
Le ricadute emotive, cognitive e comportamentali dei disturbi d’ansia possono essere significative, compromettendo la qualità della vita e le relazioni interpersonali. I sintomi ansiosi possono interferire con il funzionamento quotidiano, causando evitamento delle attività piacevoli, difficoltà nelle relazioni sociali e un senso generale di malessere.
Nei disturbi ansiosi, le risposte di ipervigilanza e iperreattività del sistema nervoso possono diventare dominanti, generando una serie di sintomi che rendono difficile la vita quotidiana. L’ansia, la tensione, l’irritabilità e l’ipersensibilità diventano compagni costanti, mentre la mente si perde in un vortice di preoccupazioni e pensieri catastrofici. La vita stessa può sembrare una lotta costante, un’arena dove il pericolo è sempre in agguato.
Come curare l’ansia?
Uno degli approcci terapeutici più efficaci per affrontare l’ansia è la psicoterapia, in particolare la psicoterapia psicodinamica, che mira a esplorare e comprendere le dinamiche inconsce che contribuiscono alla sintomatologia ansiosa. Attraverso un processo di esplorazione e elaborazione emotiva, la psicoterapia può aiutare a individuare e affrontare le radici profonde dell’ansia, promuovendo un cambiamento duraturo
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, prescritta da uno specialista in certe situazioni, riguarda farmaci ansiolitici come benzodiazepine, SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e SNRI (inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina). Questi farmaci agiscono su diversi sistemi neurotrasmettitori nel cervello, riducendo l’attività eccessiva delle vie neurali coinvolte nella risposta ansiosa.
Le molecole utilizzate agiscono principalmente modulando i recettori GABAergici nel sistema nervoso centrale, riducendo l’eccitabilità neuronale e producendo un effetto sedativo e ansiolitico. Inoltre, gli SSRI e gli SNRI aumentano la disponibilità di serotonina e noradrenalina nel cervello, aiutando a regolare l’umore e ridurre l’ansia cronica.
Oltre alla psicoterapia, pratiche meditative come la mindfulness o la Compassion focused Therapy possono essere utili nel gestire l’ansia, offrendo strumenti per sviluppare una maggiore consapevolezza del momento presente e per ridurre il coinvolgimento con i pensieri ansiosi
Le pratiche meditative offrono uno spazio sicuro per esplorare le proprie emozioni senza giudizio, per osservarle con gentilezza e comprensione. In questo spazio di consapevolezza, si apre la possibilità di mettere in discussione le credenze limitanti e le reazioni automatiche, aprendo la strada a una maggiore regolazione emotiva e autorevolezza.
La compassione diventa così un faro nella tempesta emotiva, illuminando il cammino verso una relazione più amorevole con se stessi e con gli altri. Attraverso la pratica della gentilezza verso se stessi, ci si apre alla possibilità di accogliere le proprie parti fragili con amore e accettazione, anziché respingerle o combatterle. È un percorso di cura che richiede tempo, impegno e pazienza, ma che porta con sé la promessa di una vita vissuta con maggiore serenità, amore e autenticità.
Vedi anche: Trattamento Ansia