Stress da lavoro e burnout

Lo stress da lavoro è un fenomeno sempre più presente nei paesi occidentali, dove la cultura del lavoro è spesso orientata verso la velocità, la performance e la produttività costante. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo stress correlato al lavoro è una delle principali cause di malattia professionale, contribuendo a circa il 30% delle assenze dal lavoro nei paesi sviluppati. Negli Stati Uniti, un sondaggio condotto dall’American Psychological Association (APA) ha rilevato che circa il 65% dei lavoratori considera il proprio lavoro come una fonte significativa di stress. Un dato simile emerge in Europa, dove l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) ha stimato che oltre il 50% dei lavoratori  ritiene lo stress uno dei principali rischi legati al lavoro.

Inoltre, la rapida evoluzione tecnologica e la richiesta di disponibilità continua, spesso resa possibile dai dispositivi digitali, hanno portato alla cosiddetta “cultura della reperibilità”.

I lavoratori si sentono costantemente connessi e obbligati a rispondere a email o messaggi anche fuori dall’orario lavorativo. In Francia, è stata introdotta una legislazione per il “diritto alla disconnessione”, proprio per limitare gli effetti dannosi di questa iper-connessione.

Questo quadro riflette una crescente pressione verso la prestazione e la velocità, che può portare a burnout e ad un drastico calo della qualità della vita. Infatti, secondo uno studio condotto dall’International Labour Organization (ILO), il 36% dei lavoratori occidentali riporta di avere un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata  altamente compromesso, con un impatto negativo sulla salute psicofisica.

Questi dati indicano chiaramente come la competitività e le richieste lavorative abbiano intensificato il problema dello stress da lavoro, rendendo urgente la necessità di adottare strategie di prevenzione e gestione.

Lo Stress da Lavoro: Manifestazioni, Impatti e Strumenti per Gestirlo

Lo stress da lavoro, noto anche come “stress occupazionale”, è una delle problematiche più diffuse nel contesto lavorativo moderno. Si manifesta quando le richieste professionali eccedono le capacità o risorse personali, portando l’individuo a sperimentare un elevato livello di disagio fisico, emotivo e psicologico. Non è soltanto una reazione passeggera a situazioni impegnative, ma può evolvere in una condizione cronica che impatta profondamente il benessere personale e relazionale.

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione) non elenca lo stress da lavoro come una diagnosi specifica, ma riconosce che lo stress cronico possa contribuire o aggravare condizioni psicologiche esistenti, come disturbi d’ansia, depressione o disturbi dell’adattamento. In questo contesto, il disturbo dell’adattamento si manifesta come una risposta emotiva sproporzionata a uno o più fattori stressanti, che porta a difficoltà significative nelle aree sociali, occupazionali o in altre importanti funzioni della vita.

Le manifestazioni dello stress da lavoro si possono distinguere in diverse categorie:

-Sintomi Fisici:

   – Affaticamento persistente

   – Cefalee frequenti

   – Disturbi gastrointestinali

   – Problemi di sonno, come insonnia o difficoltà a mantenere il sonno

   – Dolori muscolari, soprattutto nella zona del collo e delle spalle

   – Tensioni cardiache (es. tachicardia, pressione arteriosa elevata)

– Sintomi Emotivi:

   – Irritabilità o rabbia

   – Sentimenti di sopraffazione

   – Ansia cronica, con preoccupazione costante legata alle responsabilità lavorative

   – Depressione o umore depresso

   – Sentimenti di inutilità o fallimento

– Sintomi Cognitivi:

   – Difficoltà di concentrazione

   – Riduzione della capacità di prendere decisioni

   – Scarsa memoria o dimenticanza

   – Sensazione di inefficacia nelle proprie mansioni lavorative

– Sintomi Comportamentali:

   – Aumento o riduzione dell’assunzione di cibo

   – Abuso di sostanze (alcool, droghe) o aumento del consumo di sigarette

   – Isolamento sociale

   – Scarso rendimento sul lavoro o procrastinazione

   – Tendenza a reagire in modo aggressivo o difensivo

Impatti dello Stress da Lavoro su Aree Personali e Relazionali

Lo stress cronico da lavoro non impatta solo la sfera lavorativa, ma si ripercuote significativamente su altre aree della vita:

1. Benessere Psicofisico:

   Lo stress prolungato compromette il sistema immunitario, rendendo l’individuo più vulnerabile a malattie. Può anche peggiorare condizioni preesistenti come il diabete, l’ipertensione o i disturbi cardiaci.

2. Relazioni Familiari:

   Chi sperimenta stress da lavoro tende a portare il proprio malessere nel contesto familiare, il che può portare a conflitti con il partner, difficoltà nel gestire i figli o un generale deterioramento della qualità delle relazioni personali. La stanchezza emotiva rende difficile mantenere un equilibrio nelle interazioni e aumenta il rischio di alienazione emotiva.

3. Relazioni Interpersonali:

   Sul lavoro, lo stress può ridurre la capacità di collaborare efficacemente con i colleghi e i superiori, portando a conflitti interpersonali. Si manifesta anche una tendenza all’isolamento, poiché l’individuo cerca di evitare ulteriori interazioni stressanti.

4. Soddisfazione Lavorativa:

   Lo stress cronico riduce la soddisfazione e la motivazione verso il proprio lavoro, alimentando una sensazione di distacco emotivo. Questo fenomeno è strettamente legato al “burnout”, un esaurimento emotivo e fisico derivante dall’esposizione prolungata a fattori stressanti.

Alcune teorie e strumenti

Affrontare lo stress da lavoro richiede un approccio multidimensionale che coinvolga non solo la persona, ma anche l’organizzazione. Di seguito, alcune strategie e teorie psicologiche utili:

1. Teoria del Coping (Lazarus e Folkman):

   La teoria del coping suggerisce che il modo in cui le persone affrontano lo stress dipende dalla loro valutazione cognitiva della situazione e dalle risorse disponibili. È essenziale imparare a distinguere tra stressors controllabili e incontrollabili. Il coping focalizzato sul problema è efficace per stressors gestibili, mentre il coping focalizzato sulle emozioni aiuta a ridurre l’impatto di quelli incontrollabili, ad esempio attraverso:

   – Ristrutturazione cognitiva: Cambiare il modo in cui interpretiamo situazioni stressanti, vedendole come opportunità di crescita piuttosto che minacce.

   – Mindfulness e Compassion: La meditazione e la mindfulness aiutano a ridurre lo stress promuovendo la consapevolezza e l’accettazione del momento presente.

   – Tecniche di rilassamento: Esercizi di respirazione profonda e rilassamento muscolare progressivo riducono la tensione fisica e mentale.

 2. Teoria del Burnout (Maslach):

   La psicologa Christina Maslach ha descritto il burnout come un fenomeno di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale. Riconoscere i sintomi del burnout è il primo passo verso la gestione dello stress da lavoro, attraverso:

      – Pianificazione del tempo e delle risorse: Organizzare il proprio lavoro per ridurre le richieste eccessive e dare priorità ai compiti essenziali.

   – Supporto sociale: Creare una rete di supporto con colleghi e superiori può alleviare lo stress e fornire un ambiente di lavoro più collaborativo.

   – Distacco emotivo: Praticare il distacco emotivo dal lavoro nei momenti di pausa, evitando di portare i problemi lavorativi nella vita privata.

Esistono ovviamente differenti approcci terapeutici per differenti tipologie di stress legato al lavoro. La psicoterapia può offrire strumenti preziosi per gestire lo stress lavorativo, aiutando le persone a sviluppare maggiore consapevolezza emotiva e strategie efficaci per affrontare le pressioni quotidiane.

Un approccio utile in questo contesto è la Compassion Focused Therapy (CFT), una terapia basata sullo sviluppo della compassione verso sé stessi e gli altri. La CFT, ideata da Paul Gilbert, si concentra sulla riduzione dell’autocritica e dell’eccessiva severità che spesso accompagnano lo stress da lavoro.

In particolare, la CFT insegna a coltivare un atteggiamento di gentilezza e accettazione verso sé stessi, soprattutto in momenti di difficoltà. Questa prospettiva può essere cruciale per i lavoratori che tendono a sentirsi sopraffatti o inadeguati di fronte a prestazioni elevate. Altrettanto fondamentale obiettivo è quello di sviluppare anche un certo grado di assertività e di capacità di dare valore ai propri bisogni e di esprimerli prendendosi in tal modo cura di sé.

Inoltre, la CFT aiuta le persone a sviluppare un sistema di regolazione emotiva basato sulla sicurezza piuttosto che sul bisogno di approvazione esterna. In questo modo, il lavoro non è più vissuto come una fonte di minaccia, ma come un ambito in cui si può operare con maggiore equilibrio e resilienza, migliorando sia la performance che il benessere generale.

L’Importanza di una traiettoria professionale dotata di senso

Costruire una traiettoria professionale che sia significativa e allineata ai propri talenti, vocazioni e risorse è fondamentale per il benessere psicologico e la realizzazione personale. Quando una persona riesce a connettere il proprio lavoro con ciò che ritiene importante e significativo, il rischio di stress cronico e burnout diminuisce drasticamente. Un percorso lavorativo che valorizza i punti di forza individuali, che rispetta i limiti personali e che offre opportunità di crescita favorisce non solo un maggiore senso di soddisfazione, ma anche una vita più equilibrata e armoniosa.

Affinché ciò sia possibile, è essenziale che il tema del lavoro assuma fin da subito una cornice differente, specialmente a partire dalla formazione. Le istituzioni educative e formative devono offrire opportunità che aiutino gli individui a identificare le proprie capacità, i propri talenti e le vocazioni personali, permettendo loro di esplorare percorsi professionali che abbiano un reale significato. Questo richiederebbe un cambiamento culturale, dove il lavoro non sia visto esclusivamente come uno strumento per la sopravvivenza o la performance, ma come un mezzo per esprimere il proprio potenziale, contribuire al bene collettivo e trovare un equilibrio con il proprio benessere emotivo e psicofisico.

In un mondo che spinge sempre più verso la velocità e la prestazione, tornare a dare spazio alla persona, ai suoi bisogni autentici e alle sue passioni è essenziale per costruire un contesto lavorativo sostenibile e gratificante. Solo così il lavoro potrà davvero essere una parte integrata della vita, e non una fonte di stress costante e alienazione.

AlessandroCiardi
Psicologo, Psicoterapeuta Milano

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